l'origine della chirurgia estetica
Contrariamente a quanto si pensi, la chirurgia estetica ha origini antichissime. Le prime testimonianze di interventi di chirurgia plastica risalgono infatti all’epoca degli antichi egizi, riportate a noi tramite papiri del 3.000 a. C. dove vengono raffigurate operazioni di traumi facciali, fratture nasali e della mandibola.
Per la ricostruzione di nasi, orecchie e labbra bisogna però arrivare nell’Asia del 400 a. C., dove queste pratiche erano molto utilizzate dalle popolazioni indù poiché il sistema giudiziario del tempo prevedeva amputazioni in caso di reato.
Lo sbarco in occidente della medicina estetica lo dobbiamo però ad Alessandro Magno, che nel 4 secolo a. C. invase l’India e importò queste nuove tecniche nel territorio europeo. La chirurgia estetica si diffuse in Europa alla velocità della luce, soprattutto nella Roma antica. Proprio a Roma si avvalse di queste pratica l’imperatore Giustiniano, che dopo essere stato rovesciato dal trono e sfregiato sul naso, impiegò la chirurgia plastica per sistemare il difetto fisico e tornare al comando.

Medioevo: un periodo buio per la chirurgia estetica

A seguito della caduta di Roma e dell’avvento dei barbari, queste tecniche chirurgiche cominciarono lentamente ad essere dimenticate. Questo fa del Medioevo un periodo, sotto questo punto di vista, di estrema arretratezza, dove però non sono mancate alcune eccezioni. Nel 920 nel Leechbook of Bald, un antico libro inglese di pratiche mediche, viene descritta la prima operazione atta a correggere la palatoschisi.
Nel 13º secolo però papa Innocenzo III proibì ogni intervento chirurgico, questo comportò che la maggior parte dei medici dell’epoca iniziarono a vedere queste operazioni come disonorevoli, lasciandole divenire competenza dei barbieri.
È solo grazie agli arabi che successivamente queste pratiche tornarono in auge anche nel Vecchio Continente

In Italia?

Come dicevamo prima, nel medioevo effettuare operazioni di chirurgia estetica era diventato mestiere per barbieri. Proprio in Italia si svilupparono infatti numerose famiglie che erano solite tramandarsi il mestiere di generazione in generazione. La più famosa di queste famiglie fu sicuramente la famiglia Branca, che nel 1442 reintrodusse la costruzione del naso con l’antica tecnica indiana. Come riportato dalla descrizione che ne diede Alexander Benedictus, i Branca per riparare le parti della faccia interessate utilizzavano pelle proveniente dal braccio. Questa tecnica in seguito venne ribattezzata come “metodo italiano“.

I chirurghi inglesi e l’inizio della chirurgia moderna

Nel 16º secolo iniziò nuovamente un periodo buio per la chirurgia, che terminò soltanto nel 18º secolo grazie agli inglesi, dopo l’invasione dell’India. Un chirurgo inglese di nome Lucas, descrive in una lettera del 1794 una ricostruzione nasale a cui aveva assistito in India. Tra i lettori a cui Lucas si rivolse c’era Joseph Carpue, chirurgo inglese che dopo essersi esercitato sui cadaveri praticò nel 1816 una rinoplastica ad un ufficiale mutilato da una sciabolata, ridando così nuovo splendore alla chirurgia indiana.
Due anni dopo l’allora più famoso dottore del tempo Carl Von Gräfe pubblicò un saggio contenente 55 operazioni diverse di rinoplastica, blefaroplastica e palatoplastica. Solamente però nel 1892 Robert Weir arrivò ad una completa ricostruzione del naso grazie all’aggiunta di una parte ossea. Nello stesso anno John Orlando, chirurgo di Rochester, pubblicò uno studio sulla rinoplastica internasale, ovvero concepita per non lasciare cicatrici interne.

La chirurgia plastica volta alla bellezza

Fino alla fine del 19º secolo la chirurgia estetica fu quasi esclusivamente ricostruttiva e di scarso valore. Tutto cambiò allo scoppio della 1º guerra mondiale, da cui migliaia di giovani tornarono sfigurati. Contemporaneamente la chirurgia plastica fu accettata anche dalle università, che negli anni 20 iniziarono ad insegnarla. Questo comportò un notevole aumento di sicurezza negli interventi che adesso potevano contare sull’utilizzo di anestesia, trasfusioni e rischio di mortalità drasticamente diminuito.
Tra le numerose nuove operazioni permesse dalle ricerche la più importante è sicuramente quella al seno. Prima si tentò con iniezioni di materiale sintetico, poi con paraffina e cera d’api(ben presto abolite per i danni recati ai pazienti, successivamente si impiantarono protesi e solo nel 1963 si diffusero gli attuali impianti in silicone.