L’ architettura hi-tech (alta tecnologia) è uno stile che ha preso vita verso la fine degli anni ’70 ed è esploso nel corso del decennio successivo. Un sinonimo spesso utilizzato per indicare questo stile è “tardo modernismo” e in generale si colloca tra il modernismo e il postmodernismo. Nello specifico, l’architettura hi-tech ha subito l’influenza dell’architettura moderna, ma la prima si connota in vista della sua continua necessità di esprimere le innovazioni tecnologiche apportate all’architettura e per l’elevazione di edifici completamente differenti rispetto al contesto. Reyner Banham fu uno dei primi critici di questo stile; definendo gli edifici come dei “capannoni di servizio” in quanto lasciano intravedere non solo la struttura stessa dell’edificio, ma anche attrezzature, tubature, e servizi di costruzione.
Principi generali e strutturali
Tra gli elementi cardine dell’architettura hi-tech vi sono, infatti, la volontà di sorprendere sempre l’osservatore con elementi innovativi, la coesistenza di più funzioni e l’utilizzo di materiali facilmente visibili dall’esterno come vetro e acciaio. La visione progressista di questo stile architettonico, si sfoga completamente negli edifici, i quali si presentano stilizzati, longilinei, imponenti.
Gli edifici hi-tech vengono ripetuti modularmente nelle dimensioni sia longitudinalmente che trasversalmente, con la ripetizione del piano o della facciata e spesso vi è l’adozione di elementi prefabbricati. Con riferimento agli interni, sono spesso rappresentati da componenti industriali (come prodotti chimici) in considerazione della loro resistenza ma anche per una questione puramente estetica o funzionale. Un altro obiettivo era rendere gli interni perfettamente visibili dall’esterno, così si giustifica l’utilizzo di vetrate e superfici nitide e trasparenti. Questo stile voleva essere simbolo di una corrente minimalista ma al contempo del progresso, in piena linea con lo sviluppo economico e sociale di quegli anni.
Gli edifici hi-tech vengono ripetuti modularmente nelle dimensioni sia longitudinalmente che trasversalmente, con la ripetizione del piano o della facciata e spesso vi è l’adozione di elementi prefabbricati. Con riferimento agli interni, sono spesso rappresentati da componenti industriali (come prodotti chimici) in considerazione della loro resistenza ma anche per una questione puramente estetica o funzionale. Un altro obiettivo era rendere gli interni perfettamente visibili dall’esterno, così si giustifica l’utilizzo di vetrate e superfici nitide e trasparenti. Questo stile voleva essere simbolo di una corrente minimalista ma al contempo del progresso, in piena linea con lo sviluppo economico e sociale di quegli anni.
Esempi di architettura hi-tech
Uno dei primi esempi di architettura hi-tech è la Cattedrale di Brasilia, progettata da Oscar Niemeyer negli anni Sessanta. E’ basata su un design di forma iperboloide e la struttura è stata costruita in cemento armato con il tetto in vetro. Tra il 1971 ed il 1977 a Parigi, è stato costruito un altro edificio simbolo dell’architettura hi-tech, il Centre George Pompidou, a cura degli archistar Richard Rogers e Renzo Piano. La struttura non fu priva di polemiche a causa della sua forma “di navicella”. Altro progetto hi-tech che porta la firma dell’architetto francese Jean Nouvel, è il più recente Institut du Monde Arabe di Parigi, che è stato dotato di un meccanismo fotosensibile di oscuramento interno, in grado di farlo reagire quasi organicamente alle condizioni di luminosità esterne. Nouvel sostiene che “un edificio deve saper comunicare le inquietudini di un epoca”; pensiero non molto lontano da quello di Renzo Piano che afferma “l’architettura è simbolo di una intera società”. Quest’ultimo è una personalità cardine dell’architettura hi-tech in Italia, maestro che da sempre ha rappresentato al meglio questa corrente avanguardista. Uno dei migliori modelli di architettura hi-tech è il palazzo della HSBC a Hong Kong, progettato da Norman Foster nei primi anni Ottanta del Novecento e con cui si aprì la strada al concetto di “sostenibilità”. Dello stesso periodo è il Centro Direzionale di Napoli in Italia, anch’esso uno degli elementi simboli di questo modello architettonico. Ideato dal progettista giapponese Kenzo Tange, è costituito da palazzi e grattacieli che ad oggi ospitano gli uffici di importanti multinazionali ed enti amministrativi. Quelli citati, sono solo i casi più noti, ma vi sono altre importanti opere significative sparse per il mondo.
Considerazioni finali
Si può concludere affermando che l’architettura hi-tech ha aggiornato quella moderna e in quanto movimento nato negli anni ’70, ha da sempre subito l’influenza del boom industriale e dell’innovazione tecnologica in genere. E’ uno stile che punta a dare a tutto un aspetto industriale ma trattenendo il principio della funzionalità già rimarcato dalla precedente architettura moderna. Allo stesso tempo si mira ad un edificio che non sia limitato; ma bensì ad uno che dovrebbe essere in grado di fornire tutti i servizi tecnici necessari per un uso aperto e diversificato. E’ una corrente che guarda al futuro tramite la progettazione dello spazio.